La geolocalizzazione sembra essere la stella cometa del 2010 in fatto di web applications, ma citando Highlander: ne resterà uno solo.
Non parliamo di qualcosa di nuovo, in realtà sono anni che, soprattutto grazie a Google, esiste la possibilità di aggiungere metadati in grado di localizzare su mappa un post, una foto, un articolo, un utente. Giganti come Yelp e Qype hanno costruito la propria fortuna sulla possibilità di rintracciare ristoranti, negozi, eventi, usando le mappe, ma c’era da attendere la diffusione di massa degli smartphones per arrivare alla quadratura del cerchio. Gowalla, ma soprattutto Foursquare sono stati i primi interpreti di questa esigenza, dando agli utenti la possibilità di fare checkins gridando al mondo la propria geoposizione, e il loro successo secondo me ha spiazzato parecchia gente.
Spiazzato perchè il loro meccanismo è tanto spontaneo quanto naif: hanno semplicemente introdotto piccoli elementi di gioco (sindaci, badge, etc..) per dare un senso al gesto del checkin. Niente meccanismi geniali, niente complesse interazioni: arrivando nel posto (è il caso di dirlo) giusto al momento giusto, Foursquare non ha avuto bisogno di doversi scervellare per incanalare le azioni degli utenti, si è limitato a introdurre qualche orpello, perchè la killer app non è di fatto Foursquare, lo sono i telefoni con localizzazione gps. Una grandiosa semplicità che ha giustamente pagato chi ha creduto per primo nella rivoluzione mobile che sta cambiando il nostro rapporto con la rete. Interessantissimi invece sono stati gli sviluppi successivi, ovvero quelli legati alla creazione di un marketplace, dove le venues possono premiare i frequentatori più attivi con piccoli premi reali.
Ora però le cose si complicano, perchè come sapete Facebook ha lanciato il proprio servizio Places (ora attivo anche da noi), che punta a diventare il punto di riferimento per le geolocalizzazioni. Come da consuetudine per l’azienda di Palo Alto, il servizio parte male, è bruttino, è invasivo a livello di privacy, insomma sembra una brutta copia dei suoi concorrenti più frizzanti e giocosi. Inoltre FB inizia agli occhi di alcuni a sembrare la “Microsoft dei social networks”, e il film The Social Network probabilmente confermerà questi pareri, quindi sostenere Foursquare piuttosto che Places potrà sembrare una scelta libertaria, in favore di Davide piuttosto che di Golia. Ma, imho, è solo questione di tempo. Facebook è un diesel e lo ha dimostrato, anche perchè quando si ha a che fare con 500 milioni di utenti bisogna andarci relativamente piano con le novità, ma possiede una lucidità e una ampiezza di prospettive che gli altri non hanno.
Una nuova dimensione alla profilazione
Facebook ha la possibilità di sviscerare davvero i benefici (e i malefici) della geolocalizzazione, di adeguarla ad un marketplace mondiale, di aggiungere nuove inquietanti dimensioni alla profilazione utente. Non più una base dati fatta solo di chi conosco, che pagine gradisco, che interazioni compio: nuovi livelli di dettaglio si aprono. Io divento Marco che ogni giorno passa da via del Corso, arriva a Piazza del Popolo, e torna a casa in via Condotti (se devo inventare fatemelo fare bene…). E che ha degli interessi, conosce persone che hanno interessi simili, è portato a interagire quando si parla di alcuni argomenti. Ora matchiamo tutto questo mio “essere”, con le attività commerciali che incontro quotidianamente nel mio itinerario. Proprio ieri parlavo di un libro di Ellroy con un amico di Facebook? Oh guarda, mentre cammino per via del Corso apprendo magicamente da Facebook che la Libreria del Corso ha messo in offerta speciale tutti i libri di Ellroy! E, in una visione reverse delle cosa, la Libreria del Corso viene informata che ieri 500 persone che transitano da quelle parti, hanno gradito, o citato, o commentato qualcosa inerente a Baricco. Ecco che stamattina gli addetti alle vetrine impileranno pile di libri di Baricco, con tanto di poster gigante.
Foursquare questo non lo può fare, non ha i dati, non ha la base utenti, non ha dietro la stessa logica universale di Facebook. E’ un innovativo network di tre milioni di persone, ma se sono un’attività commerciale che deve scegliere dove investire qualche spicciolo, mi conviene farlo su un network che ospita almeno 1000 persone che passano ogni giorno nella via del mio negozio.
Sono il solito visionario? Aspettate e vedrete, ho imparato a riconoscere la lungimiranza di Zuckerberg & C. e a capire che loro pensano davvero a 360 gradi in un’ottica svincolata dai paletti, una prateria di dati dove Zuck corre felice sul suo Bronco mentre gli indiani restano confinati nella riserva. Il discorso privacy potrebbe stroncare sul nascere questo nuovo trend, tenendo conto che su Facebook solitamente ci si identifica con nome e cognome? Sicuramente sarà un freno, fino a che i benefici del far sapere dove siamo, saranno più grandi rispetto a quelli offerti dalla privacy. Se la Libreria del Corso mi sconta del 30% i miei libri, a patto che io effettui il checkin, probabilmente inizierò a farmi qualche scrupolo in meno. Se la sera devo scegliere un locale in zona Eur, e Facebook mi indica che da “Spaghettone” ho il 50% di occasioni in più di incontrare i miei contatti, o comunque persone con interessi simili ai miei, perchè dovrei andare da “Maccherone”? Chi può conoscerti meglio del tuo social network?
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